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Sicuramente uno dei luoghi più cari a tutti i soci, spesso la nostra seconda residenza, visto che dal Dicembre del 1995 la Cooperativa oltre ad effettuare il servizio di visite guidate nell'area archeologica tutti i giorni, tutto l'anno (una guida è presente sempre), si occupa della salvaguardia e della custodia, perfino notturna. II villaggio di Tiscali è
stato costruito all'interno di una dolina
da crollo di forma tronco-conica, formatasi sulla sommità del
monte Tiscali,
in pieno "Supramonte". Si tratta, in origine, di
un'antichissima grotta;
più
tardi, in seguito agli assestamenti della crosta terrestre dell'isola,
la volta è
crollata (35/40.000 anni fa circa) e l'intera frana è stata nel tempo
colonizzata dalla flora (si ha la formazione di un piccolo bosco grazie
agli apporti eolici all’interno della montagna). Tutto il massiccio del "Supramonte" è
formato da rocce calcaree di origine organica, formatesi tra i 160 e i
180 milioni di anni fa (Giurassico). II fenomeno
carsico, con la sua attività nel corso dei
milioni di anni, è il responsabile dello spettacolo che tutt'intorno si presenta ai
nostri occhi: una serie di gole, falesie, grotte, anfratti, risorgive...
di imponenti dimensioni. La presenza dell'uomo a Tiscali è
da riferirsi alla presenza dell'uomo nella sottostante valle di "Lanaìttu".
Infatti, dopo circa dieci anni di scavi all'interno della grotta "Corbeddu",
presso il versante orientale del monte Corrasi, possiamo affermare che
"Lanaìttu" è stata teatro di vita per numerose “culture” differenti che
si sono susseguite a partire da circa 18-20.000 anni fa. Naturalmente le
genti che hanno costruito il villaggio, dal loro arrivo nella
"dolina", hanno trovato le stesse condizioni che ritroviamo
attualmente. Riguardo le costruzioni presenti nel sito è assai difficile fornire una precisa datazione poiché fino ad
oggi è stata effettuata una brevissima campagna di scavi da parte della
locale Soprintendenza per la mancanza di finanziamenti mirati ed ovvi
problemi logistici. L'arrivo dei primi archeologi (A.Taramelli) risale
alla prima metà
degli anni '30 del secolo scorso; precedentemente il sito era stato
oggetto delle attenzioni di Ettore Pais nel 1910: si trattò di una
rapida perlustrazione, con un censimento delle capanne esistenti ed
una raccolta superficiale del materiale ceramico sparso (di origine
nuragica, romana e medievale). Le ipotesi di allora fecero pensare a
genti che abitavano la valle sottostante le quali, in seguito a
conflitti con le vicine popolazioni, ma soprattutto in seguito
all'arrivo dei romani in Sardegna, abbandonarono i loro rifugi a valle,
per stabilirsi nelle aree più interne ed impervie. L'insediamento è
distinto in due gruppi di capanne. La prima parte (lato Nord) comprende
circa 40 capanne: alcune sono a base circolare o ovale allungata. I muri
sono costruiti con un solo filare di pietre non regolari e
murate con un impasto grossolano di calce e fango. Le capanne danno chiaramente l'idea di strutture provvisorie,
dunque, “fragili” per costituzione. L’ingresso, come testimonia
una delle capanne, si presentava piuttosto largo e con architrave ligneo
(Terebinto, Fillirea). La copertura superiore era fatta con materiale
vegetale (tronchi e frasche). Il secondo gruppo di capanne (lato Sud-Ovest) è
composto da circa 30 capanne. Fatta eccezione per una sola struttura
queste si presentano a pianta rettangolare o quadrata e risultano essere
decisamente più
piccole di quelle presenti nel versante Nord. E' assai probabile che
siano state utilizzate come magazzini per provviste e rifugi per animali
domestici. Anche per queste capanne la copertura superiore era in
materiale ligneo. Valutando diversi
elementi oggettivi il sito non sembra essere stato utilizzato nel tempo con
continuità: 1)
E'
pressoché
impossibile sul terreno o sulla roccia calcarea trovare la presenza di
sorgenti naturali, che possano permettere l'approvvigionamento idrico.
Gli abitanti erano obbligati a recuperare l'acqua piovana proveniente
dalla quotidiana percolazione delle pareti della dolina, costruendo
piccole cisterne per la conservazione di essa, soprattutto nel periodo
di maggiore necessità:
l’estate. 2)
Su
queste montagne è quasi impossibile coltivare il terreno ed allevare animali. 3)
Se
queste genti si fossero trovate di fronte ad un nemico, avrebbero dovuto
evitare qualunque segno della loro presenza. In ogni modo l’area archeologica di Tiscali rappresenta tuttora
un mistero. Tra gli aspetti interessanti della dolina è importantissimo ricordare che all'interno esiste un bosco di piante ultrasecolari, che bene rappresentano la macchia mediterranea. Buona parte di queste inoltre hanno avuto un accrescimento straordinario grazie al micro-clima, piuttosto umido, interno. Esemplari unici per costituzione di Terebinto, Fillirea, Lentisco, oltre numerosi Frassini, Ulivastri, Fico e qualche Acero Minore. |
Mese |
Orario Apertura al pubblico |
Gennaio-Febbraio-Marzo-Aprile-Novembre-Dicembre |
09:00 - 17:00 |
Maggio-Giugno-Luglio-Agosto-Settembre-Ottobre |
09:00 - 19:00 |
Biglietto ingresso: Intero 5.00 euro, Ridotto 2.50 euro. |