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Le prime notizie relative a Nuraghe Mannu si hanno da A.Taramelli che nel 1927 esplorò per la prima volta il monumento. L’area ricca di un’enorme quantità di conci in basalto perfettamente lavorati e squadrati è caratterizzata dal Nuraghe che nonostante il nome è un monotorre di modeste dimensioni, costruito con grossi massi poliedrici in basalto disposti in filari irregolari, posizionato a ridosso della Codula di Fuili, in un’area straordinaria come punto di avvistamento sull’intero Golfo di Orosei. L’ingresso, rivolto ad est, è sormontato da un architrave irregolare sopra il quale si conservano due filari di blocchi e relativo finestrello di scarico; un corridoio coperto da massi a piattabanda porta alla camera di forma ellittica che conserva due grosse nicchie rialzate. Nell’andito è presente un vano scala ad andamento ellissoidale che conduceva al terrazzo superiore.

Intorno al Nuraghe si sviluppa un immenso villaggio che occupa diversi ettari, in parte coperto da crolli e da una fitta macchia di lentisco che affonda le radici fra le strutture murarie.

Nel 1933 Taramelli, nel dare un resoconto di una ricognizione nel territorio Dorgalese, metteva in evidenza la presenza di blocchi lavorati fra le strutture di ambienti edificati in epoca romana imperiale che, secondo lo studioso, erano stati realizzati con elementi architettonici di antichi edifici protosardi di uso cultuale che sorgevano nelle vicinanze dello stesso abitato. Il ritrovamento di alcuni blocchi di basalto con motivi geometrici incisi nella faccia a vista, fornirono all’archeologo un ulteriore prova circa la presenza di originari luoghi di culto che rimandavano a confronti con le tecniche edilizie e decorative documentate in altri luoghi da lui condotti a Sardara, Serri, Bonorva e Nuragus.

Gli edifici a pianta rettangolare e quadrata esplorati da Taramelli vennero interpretati come edifici di uso militare atti a controllare la linea di costa ed eventuali approdi di nemici che con l’approvvigionamento di viveri e armi di quelle popolazioni, potevano alimentare la guerriglia nelle zone interne che contrastavano la politica di conquista dei romani. Per una lettura più chiara è stato effettuato un sondaggio che ha restituito materiali ceramici e litici che attestano diverse fasi di frequentazione dell’abitato.

Nuraghe Mannu è stato oggetto dal 1994 di otto operazioni di scavo guidate dalla Soprintendenza Archeologica caratterizzate dalla partecipazione di circa 700 volontari. I sondaggi, lo scavo del villaggio e del nuraghe hanno restituito reperti che consentono di datare la prima fase edilizia del villaggio nella fase evoluta del Bronzo Medio (1500 a.c.). La fase di maggior frequentazione, sulla base della quantità dei materiali rinvenuti, è certamente l’età del Bronzo Recente e Finale (1200-1000 a.C.). Fra i materiali ceramici, che consentono di diagnosticare un preciso momento culturale, sono stati rinvenuti altri oggetti di utilizzo quotidiano, come fornelli d’impasto, fusaiole, pesi da telaio per la lavorazione dei tessuti, ciottoli fluviali utilizzati come pestelli e brunitoi ed infine diverse macine che attestano un’intensa lavorazione delle graminacee.

In prossimità del sondaggio che ha restituito materiale nuragico è stato esplorato un edificio di epoca romana, costruito sopra i crolli delle preesistenti capanne nuragiche, nel quale è stata individuata una stele di forma trapezoidale con tre incavi realizzati nel lato corto; questo tipo di stele ”a dentelli” è tipica della tipologia più recente delle tombe dei giganti il cui uso e documentato dopo il tipo di tomba con “stele centinata” collocata al centro dell’esedra che delimitava l’area cultuale esterna. L’edificio ha restituito frammenti di tegole appartenenti alla copertura originaria, frammenti di vasi da mensa databili al IV secolo d.C., frammenti di vetro, ambra, chiodi in bronzo. Fra i materiali ceramici sono stati rinvenute grosse pareti d’impasto di pithoi usati come contenitori di derrate.

Lo scavo ormai mostra chiaramente l’aspetto di una vera e propria città, la cui storia dovrà essere approfondita sia allargando l’esplorazione ad altri ambienti già delimitati intorno al nuraghe, sia indagando nei più antichi strati sottostanti nuragici per avere una lettura di eventuali fasi di abbandono e di riutilizzo e soprattutto per comprenderne le cause.

 

 

Mese

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