Il villaggio
di Serra Orrios costruito nell'altopiano del Gollei venne scavato da Doro
Levi, allora soprintendente alle opere d'arte e alle antichità della
Sardegna, nel 1936. L'opera di scavo durò per ben tre anni a seguito del
rinvenimento di due costruzioni molto particolari, i cosiddetti templi A e
B, che il Levi , specializzato sulle culture orientali, identificò come templi a
Megaron, tipici delle popolazioni Micenee.
Sfortunatamente i diari di scavo sono andati persi, ed
ulteriori informazioni sugli oggetti ritrovati sono assai difficili da
reperire; dato però il numero di questi oggi a disposizione si ipotizza una
selezione durante lo scavo. Il sito è stato collocato tra il il 14° ed il 4°
secolo a.c..
Oggi il
villaggio si presenta come un agglomerato urbano di circa 70 capanne, che
potremmo definire come le antenate degli ovili dei caprai, costruite tutte
con pietre basaltiche di dimensioni modeste.
Il villaggio
è inoltre caratterizzato dalla presenza del recinto sacro,
all'interno del quale troviamo le rovine del tempietto A, e da quella che
viene definita, la capanna delle riunioni, particolare per la tecnica
costruttiva e per i massi impiegati, questi ultimi di dimensioni di gran
lunga superiori a quelli impiegati per la costruzione delle
capanne.
Per
informazioni più dettagliate:
Il villaggio Nuragico di Serra
Orrios sorge in agro di Dorgali su una base basaltica dell’altopiano del
Gollei. L’esplorazione archeologica, iniziata nel 1936, e i successivi
interventi di restauro hanno portato alla luce un abitato composto da un
centinaio di capanne esplorate solo in parte. I vani di pianta circolare
sono costruiti da muri a secco senza malta con pietre di basalto locale
appena sbozzato che si dispongono su filari irregolari.
L’impianto planimetrico è reso singolare
per la presenza di due tempietti a megaron con recinto, di diverse
capanne disposte liberamente e di tre gruppi di capanne distinti tra loro,
che costituiscono degli isolati composti da ambienti circolari che gravitano
su un’unico cortile di disimpegno, nel quale si conservano i resti di pozzi
e cisterne. L’aggregazione degli ambienti abitativi, che formano delle
insulae, documentate in altri villaggi nuragici, sono state
interpretate come una fase di evoluzione architettonica che presuppone una
progettazione nella disposizione planimetrica delle strutture murarie;
quest’ultime si diversificano dai gruppi di capanne che denotano uno
sviluppo spontaneo e poco funzionale.
Molti manufatti ceramici si collocano
tra le fasi finali del Bronzo Antico e il Bronzo Medio (1600 – 1400 a.c.),
esemplificati da vasetti di tradizione Bonnannaro (cosiddetta dal nome del
paese dove per la prima volta vennero individuati questi manufatti
all’interno di una tomba ipogeica) e da tegami decorati a pettine impresso e
strisciato. Il periodo di maggiore frequentazione è testimoniato dai
materiali del bronzo recente e finale con grande quantità di olle a colletto
cilindrico con anse a gomito rovesciato, ciotole carenate ed emisferiche,
brocche askoidi decorate da scanalature e da motivi geometrici a spina di
pesce e occhio di dado. Fra i manufatti ceramici hanno un posto di rilievo
gli strumenti per la lavorazione dei tessuti, come le fusaiole, i pesi da
telaio, i rocchetti. Un particolare gusto per la decorazione testimoniato
dalla presenza di pintadere fittili (timbri in terracotta usati per decorare
pane e tessuti). Fra gli oggetti d’uso si ricordano alcuni fornelli fittili,
attingitoi, eleganti lisciatoi litici, pestelli e macine e matrici di
fusione che testimoniano un’intensa attività produttiva.
L’elemento architettonico di maggior richiamo sono sicuramente i due
tempietti a megaron, che alla luce delle nuove scoperte della
presenza dei Micenei in Sardegna, potrebbero essere interpretati come il
risultato di nuovi apporti culturali, che hanno trovato un’ampia
concretizzazione proprio in prossimità degli approdi lungo la costa
orientale, dove per la prima volta sono stati rinvenuti frammenti
Micenei.
Da Archeologia Viva. Testo Dott.
Maria
Ausilia Fadda
* * * *
Il villaggio di Serra
Orrios, scavato nel 1936-37 sotto la
direzione di Doro Levi, è composto da circa 70 capanne, alcune isolate,
altre riunite a gruppi intorno ad un cortile centrale, separate da strette
viuzze, alla periferia occidentale sorgono due aree sacre, ciascuna
caratterizzata da un tempietto racchiuso in un recinto megalitico. I
manufatti, rinvenuti nello scavo documentano la molteplicità delle attività
e per quei tempi, un alto tenore di vita. L'industria metallurgica è testimoniata da una matrice di
fusione in pietra grigia utilizzata per forgiare punte di lancia e forse
scalpelli, da molle con ghiera di bronzo e dalla presenza di
numerosi oggetti in bronzo, tra cui pugnaletti, alcune asce a margini
rialzati, uno scalpello, l'attacco di un recipiente, gioielli. Oltre a
spilloni con testa cilindrica, decorati con costolature sul collo e grani di
bronzo, che venivano usati probabilmente come fermapieghe degli spilloni, si
trovarono, raggruppati in una capanna, numerosi bracciali ad ellisse aperta
decorati ad incisione con motivi geometrici a cerchielli, puntini singoli e
a gruppi, a spina di pesce, scanalature e reticoli romboidali. Si segnala,
inoltre, un bracciale d'argento ad ellisse aperta, che, data la presenza di
una decorazione a cerchielli sulla fascia interna, è probabile fosse
decorato anche all'esterno. Alla lavorazione
delle pelli si devono mettere in relazione tre lisciatoi di steatite, uno
dei quali è decorato sulla fascia superiore con linee incise disposte a
raggiera e nelle facce laterali della presa, con linee a ventaglio, mentre
la sommità presenta cinque piccoli incavi in fila. L'agricoltura e
l'industria molitoria sono indicate da macine e macinelli di pietra.
A riprova in una delle capanne fu trovato del
grano conservato in una giara. Le attività
domestiche sono attestate da una vasta gamma di forme ceramiche: fornelli,
lucerne, vasi per la distillazione, recipienti per impastare il pane, grandi
ziri che servivano per conservare le provviste, pintadere con decorazione
geometrica ed un gran numero di stoviglie: ciotole, tazze, tegami con o
senza anse, pentole, vasi con beccucci a falso colatoio, attingiti, mestoli,
coperchi, vasi a fruttiera. Rocchetti, pesi da telaio e fusaiole documentano
la filatura e la tessitura della lana. Accanto a
ceramiche prive di decorazione, si trovano anche frammenti di vasi decorati,
che consentono un inquadramento cronologico. Le decorazioni col pettine
impresso o strisciato sulla parete interna dei tegami rivelano che l'abitato
venne costruito in una fase molto antica della cultura nuragica, mentre le
decorazioni a linee verticali incise o a spina di pesce, a falsa cordicella
e a cerchietti, che appaiono su alcune anse di brocche askoidi, indicano che
la vita del villaggio si prolungò a lungo, almeno sino al VIII-VI secolo
a.C. Alla sfera del sacro e in particolare a
culti legati alla fertilità è da attribuirsi un piccolo betile fallico di
pietra trovato nel corso di una manutenzione del villaggio nel 1986. Il manufatto, alto cm 21, a sezione circolare
irregolare, con diametri di cm 8.3/8.5, è rastremato alla sommità; presenta
il dorso leggermente incavato e la parte anteriore convessa. La parte superiore, lacunosa per un breve tratto, è delimitata
da una solcatura semicircolare profonda mm 2 che evidenzia il glande,
un'altra solcatura sulla sommità (lunga 3 cm, larga 0.4 e profonda 0.1)
indica l'apertura uretrale. La superficie, in
parte coperta di licheni è lavorata con cura a martellina. Il nuraghe Sa
Icu sul margine dell'altopiano di Serra Orrios, sovrasta la valletta
omonima, sulla sponda sinistra del Cedrino (sul cui costone roccioso si
aprono diversi ripari naturali) e dista in linea d'aria 500 m dal nuraghe
Purgatoriu in direzione Est e 600 m dal villaggio Serra Orrios in direzione
Ovest. In opera di basalto con struttura di tecnica ciclopica, la fortezza
presenta a Sud Ovest un muro rettilineo che residua per 2.40 m d'altezza,
mentre a Nord Est segue l'andamento della roccia naturale cui si appoggia.
Le torri, probabilmente due, sono svettate e completamente riempite dal
crollo. 500 m a Nord Ovest del villaggio di
Serra Orrios, si conserva ancora in buone condizioni il nuraghe Oveni. Di
pianta complessa, esso è in opera di basalto con struttura costituita da
blocchi ben squadrati, disposti a filari regolari orizzontali, in modo tale
che la giuntura dei blocchi superiori cada nella mezzeria di quelli
inferiori. La fortezza è formata probabilmente da tre torri racchiudenti un
piccolo cortile con ingresso a Sud Ovest. Una
delle torri presenta ingresso rivolto a Sud Est con scala d'andito a
sinistra del corridoio retrostante e garitta di guardia a destra. Le tholoi,
svettate, sono ricolme dei massi di crollo e si conservano per circa 11
filari. Sullo stesso altopiano, a quota 199,6
metri a Sud di Oveni ,è situato il nuraghe Noriolo anch'esso di pianta
complessa, in opera di basalto con struttura in tecnica isodoma come il
precedente. L'unica torre visibile, di pianta retto curvilinea presenta
ingresso rivolto a Sud e andito a sezione troncoogivale con pareti
aggettanti e copertura a piattabanda. A sinistra dell'ingresso parte la
scala d'andito. Sotto l'attuale piano di campagna, a ridosso della
torre, a Sud dell'ingresso, si notano altre strutture murarie
che portano ad ipotizzare la presenza di un'altra torre. 6oo metri più a
Sud, il nuraghe Muristene a quota 196, monotorre in opera di basalto con
struttura in tecnica ciclopica formata da blocchi di medie dimensioni di cui
residuano sei filari, è stato modificato dai pastori, che hanno aggiunto al
centro della camera un muro divisorio. L'ingresso è rivolto a Sud-Est e
presenta scala d'andito a sinistra. La camera circolare, offre
due nicchie a Ovest e ad Est Sud-est. Poco
distante dal nuraghe, in direzione Sud, a quota 193 sul promontorio che oggi
domina l'incrocio della strada provinciale n. 38 con la strada che porta ad
Oliena, numerosi conci lavorati e strutture basaltiche affioranti sul
terreno,indicano la presenza di un abitato. La parola “muristene” indica in
alcuni dialetti quelle costruzioni che circondano le chiese campestri per
accogliere i noveranti durante le feste. E' possibile quindi che nel nome si
conservi il ricordo di una sorta di villaggio sacro sul tipo di quelli
ancora esistenti per esempio a Nostra Signora di Monserrato (Oliena) o Santa
Cristina (Paulilatino) in cui si perpetuano antichi riti propiziatori
passati poi sotto l'insegna del Cristianesimo. Una pietra
quadrangolare ben lavorata a martellina, visibile presso le case rurali,
potrebbe riferirsi ad una tomba a struttura isodoma sul tipo delle tombe I e
II di Biristeddi. Si ha infatti notizia di due
tombe di giganti ormai distrutte. Nel tratto
di terreno compreso tra il confine con Oliena, la strada proveniente da
quest'ultima e il tratto della strada provinciale n. 38 su un fertile
altopiano di origine alluvionale quasi interamente coltivato a vigneti, sono
situati quattro nuraghi forse un tempo circondati da villaggi di cui oggi
s'è persa ogni traccia. Abba Noa, Lottoniddo, Su Casteddu, San
Nicola. Il nuraghe Abba Noa
su uno spuntone granitico, a m. 178 d'altezza, presenta la particolarità di
essere in opera mista: per la costruzione è stato infatti utilizzato in
parte granito locale, in parte basalto reperibile nelle colline circostanti.
La pianta, complessa, è costituita da due torri diametralmente opposte unite
da un bastione, rettilineo ad Ovest e curvilineo ad Est, corrente lungo il
margine della sommità.
Da "Dorgali,
Monumenti antichi" di Maria Rosaria Manunza.
Mese
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Orario
visite: mattina
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Orario
visite: pomeriggio
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Gennaio
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9:00 -
10:00 - 11:00 - 12:00
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14:00 -
15:00 - 16:00
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Febbraio
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9:00 -
10:00 - 11:00 - 12:00
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14:00 -
15:00 - 16:00
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Marzo
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9:00 -
10:00 - 11:00 - 12:00
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14:00 -
15:00 - 16:00
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Aprile
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9:00 -
10:00 - 11:00 - 12:00
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15:00 -
16:00 - 17:00
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Maggio
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9:00 -
10:00 - 11:00 - 12:00
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15:00 -
16:00 - 17:00
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Giugno
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9:00 -
10:00 - 11:00 - 12:00
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15:00 -
16:00 - 17:00
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Luglio
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9:00 -
10:00 - 11:00 - 12:00
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16:00 -
17:00 - 18:00
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Agosto
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9:00 -
10:00 - 11:00 - 12:00
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16:00 -
17:00 - 18:00
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Settembre
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9:00 -
10:00 - 11:00 - 12:00
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15:00 -
16:00 - 17:00
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Ottobre
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9:00 -
10:00 - 11:00 - 12:00
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14:00 -
15:00 - 16:00
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Novembre
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9:00 -
10:00 - 11:00 - 12:00
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14:00 -
15:00 - 16:00
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Dicembre
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9:00 -
10:00 - 11:00 - 12:00
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14:00 -
15:00 - 16:00
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Biglietto
Ingresso: Intero 5.00
euro, Ridotto 2.50 euro, Tariffa speciale (gruppi oltre 20 persone)
4.00 euro.
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